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#17

Spider-Girl

Parte 2

 

di Fabio Furlanetto

 

 

Da qualche parte a Manhattan

Ti chiami May “Mayday” Parker e sei Spider-Girl, la figlia dell’Uomo Ragno. Questa è l’unica cosa di cui sei veramente sicura mentre riprendi i sensi.

-Chi sei? – chiede la voce di tuo padre.

La voce proviene dal soffitto, ma tu non puoi vederlo: la stanza è immersa nel buio. Il tuo senso di ragno non sta pizzicando quindi dovresti essere al sicuro.

-Dove sono? – domandi, mettendoti a sedere. Nel farlo sollevi la coperta e ti rendi conto di indossare un passamontagna. Solo ora ti ricordi: sei in incognito e sei nel passato.

-Mi chiamo Spiderette – menti.

-Dovrei conoscerti? Ho fatto un sacco di team-up, sai, non posso ricordarmi di tutti i super-eroi.

-Ci conosciamo in un’altra linea temporale, che voi chiamate MUSA – continui a mentire, sperando che la stessa bugia raccontata a zio Phil possa funzionare anche su tuo padre.

-Okay. Che ci fai ancora qui? Tutti quanti gli altri sono già tornati a casa – risponde tranquillamente l’Uomo Ragno, scendendo dal soffitto ed accendendo la luce.

-Vuoi dire… che mi credi? – ti meravigli.

-Ragazza, dopo aver combattuto vampiri, zombie ed un papero parlante sono disposto a credere a qualsiasi cosa che non sia una cerimonia degli Oscar divertente.

-Devo dire che è un sollievo, con gli Exiles ero abituata a… aspetta, “papero parlante”?

-Non chiedere. Exiles, hm? Fammi indovinare. Vuol dire “esiliati” ed inizia quasi con una X. Siete un gruppo di mutanti che se ne va in giro per gli universi a rimettere a posto ciò che è andato storto, sperando ogni volta che il prossimo salto… pausa drammatica… sia verso casa?

-Ora mi stai prendendo in giro.

-E tu non hai risposto alla mia domanda. Non ti ho vista in giro quando l’Uomo Ragno del tuo mondo era nel nostro universo.

-No, sono appena arrivata. Gli Exiles si sono sciolti ed il Sognatore del Tempo mi ha rispedita a casa, ma una statua del Dottor Destino ha lanciato un raggio energetico prima che io partissi e…

-Sai una cosa, ho un proposito per l’anno nuovo da seguire in anticipo: smetterla di farmi gli affari degli altri. Piuttosto, com’è che ti sei trovata a combattere l’Uomo Meteora?

-Mi ha rubato un frammento del Tallus, la mia macchina del tempo. Sembra che lo abbia reso molto più potente di prima.

-Ti sei fatta derubare dall’Uomo Meteora!? Io non lo metterei nel curriculum, se fossi in te.

-Mi sono già maledetta abbastanza, grazie. Il Tallus è pericoloso ed è colpa mia se è nelle sue mani: è mia responsabilità recuperarlo prima di tornare a casa.

Non sei troppo abituata ad avere a che fare con altre persone che indossano la tua stessa maschera, e solo ora ti rendi conto di quanto nasconda alla perfezione le emozioni di chi la porta. Eppure, conosci tuo padre abbastanza da riconoscere quando lo hai piacevolmente impressionato.

-Hai ancora con te degli altri frammenti? Se questo Tallus è così potente, forse rilascia una qualche emissione rintracciabile. Immetterò i dati nel mio avanzatissimo Ragno-Computer e…

-Uomo Ragno, forse lavoreremmo più facilmente se… se ti dicessi che so che sei Peter Parker – riveli abbassando il capo, mentre frughi tra le tasche per recuperare altri frammenti.

-Sì, so che la mia controparte MUSA l’ha rivelato ad un bel po’ di eroi, compresi due gruppi di Vendicatori dove c’è Wolverine; e te lo sei lasciato sfuggire mentre perdevi i sensi. Per questo sei in questa casa abbandonata invece che all’ospedale. Solo per favore, cerca di tenertelo per te okay? Mia moglie mi ha già sgridato abbastanza volte per averlo rivelato a troppe persone.

Improvvisamente ti ricordi di infinite discussioni tra i tuoi genitori esattamente su questo argomento, e preferisci annuire in silenzio.

 

Un bar qualsiasi

Se c’è una cosa che a New York non mancano sono i locali malfamati. Quel tipo di locale che sembra sbucato da un telefilm anni 80, dove l’aria è carica di fumo di sigaretta ed il barista sa sempre tutto di tutti.

Per essere precisi non ce ne sono moltissimi, ma sono impossibili da eliminare. Per ogni nuovo Starbucks che rileva il posto, in un altro punto si crea spontaneamente una bettola che sembra essere sempre stata lì dagli anni 30.

Questo è uno di quei luoghi, ma c’è qualcosa di strano. Attorno ad uno dei tavoli si è creato il vuoto, come se nessuno dei buoni a nulla locali volesse averci a che fare. C’è una borsa piena di soldi sul tavolo, e due prostitute sono abbracciate all’uomo che li ha appoggiati lì.

Metà dei presenti sono armati. L’altra metà è abbastanza muscolosa da spezzarlo a metà. Eppure nessuno osa avvicinarsi.

Questa empasse viene rotta dall’arrivo rumoroso di un uomo in impermeabile impegnato a non farsi notare. E’ così impegnato che lo vedrebbe chiunque a chilometri di distanza, in parte grazie al costume bianco e viola che indossa.

-Dammi una birra e tutti i soldi nella cassa! Niente scherzi e non ti succederà niente, oggi sono di ottimo umore!

-Norton, sai che non ti faccio più credito – risponde il barista, continuando a pulire i bicchieri con completa nonchalance.

-Senti, ho appena steso l’Uomo Ragno, credi che mi faccia problemi a spaccarti la faccia?

-Ti sei cambiato il costume? – chiede l’uomo che tutti stanno evitando.

L’Uomo Meteora lo guarda, e quando vede la borsa piena di soldi inizia a salivare copiosamente.

-No, io... non ho un costume di riserva...

-Bisogna sempre cambiare il costume dopo aver incontrato il Ragno. Ti ha sicuramente piazzato una cimice addosso.

-E allora!? Da quando ho trovato questa pietra, sono diventato invincibile! – risponde l’Uomo Meteora, mostrando orgoglioso il frammento del Tallus.

L’uomo al tavolo sorride.

-Jessica?

-Jenna – lo corregge una delle due prostitute, iniziando ad allontanarsi.

-Quello che è. Prendi la borsa ed aspettami fuori, per favore.

La donna si sbriga a scappare, raggiunta ben presto dalla collega e dalla congrega di farabutti. Anche il barista lascia cadere il bicchiere ed implora:

-Max, per favore, non qui dentro! Non qui dentro!

-Uomo Meteora, hm? Nome azzeccato, per uno che ha avuto il suo attimo di gloria solo per sparire.

All’esterno del bar, Jenna ascolta il rumore di qualcosa che si rompe provenire dall’interno. Tiene stretta la borsa, chiedendosi se non sia arrivato il suo giorno fortunato. Poi il bar esplode.

Jenna cade a terra, assordata dall’esplosione e dalle grida. Ci sono frammenti di vetro ovunque, ed i suoi capelli sono ritti in testa. Allunga una mano verso la borsa piena di soldi, solo per trovarsela calpestata da uno stivale giallo.

-Mi spiace mollarti, baby, ma non è stato proprio un colpo di fulmine – scherza Electro, sorridendo.

Si allontana tranquillamente, mettendo nella borsa il Tallus mentre le sirene iniziano ad avvicinarsi.

 

Manhattan

E’ strano saltare da un edificio all’altro senza usare la ragnatela. Non è la prima volta, ma ci vuole sempre un po’ per non abituarsi e non cercare istintivamente il pulsante sul palmo della mano.

Non solo non ti eri mai resa conto di quanto fosse più lento questo modo di muoversi, ma nemmeno di quanto fosse veloce tuo padre…anche con le ragnatele faresti fatica a stargli dietro. Ti chiedi se l’Uomo Ragno che ti ha insegnato a usare le ragnatele fosse semplicemente più lento per colpa dell’età, o se facesse del suo meglio per rallentare in modo da tenerti comunque d’occhio.

-Allora… com’è la storia? Morsa da un ragno radioattivo? – ti chiede.

-Uhm, non esattamente.

-Andiamo, sei una super-eroina no? Devo ancora incontrare un eroe che non veda l’ora di raccontare la propria origine ogni due minuti. Tranne Devil, forse, ma quello è un tipo di poche parole.

-Non c’è molto di cui parlare, davvero.

-Stai facendo salti mortali a centinaia di metri d’altezza, non penso proprio che tu sia nata così.

-Invece sì.

Tuo padre si ferma, aderendo all’edificio. Lo raggiungi, e vi trovate nella bizzarra situazione di parlare a quattr’occhi mentre tutti e due siete in piedi su una parete verticale.

-Sei una mutante?

La sua domanda ti sorprende. In parte perché non ci hai mai veramente riflettuto troppo a lungo, in parte perché ti sembra di sentire preoccupazione nella sua voce. Il dubbio che tuo padre sia razzista dura meno di mezzo secondo, ma una sensazione simile è difficile da scacciare.

-Sì, credo di sì.

-I tuoi genitori lo sanno?

-Sì, sanno che sono “Spiderette” – rispondi, esitando per un secondo di troppo sul nome in codice.

-Come l’hanno presa?

“Perché tutte queste domande?” dovrebbe essere la tua risposta, se tu avessi un po’ di sale in zucca, ma c’è qualcosa nella voce di tuo padre che rende molto chiaro quanto sia difficile per lui fare queste domande.

-Non molto bene, all’inizio. Erano entrambi preoccupati che mi facessi del male. Mio padre ha perso parecchie persone amate nel suo lavoro, ed entrambi avevano paura che mi succedesse qualcosa. Ci è voluto un po’ ma credo di avergli dimostrato che sono capace di badare a me stessa. Mi piace pensare che siano fieri di me.

-So che sto facendo un po’ troppe domande personali – nota imbarazzato tuo padre, massaggiandosi il collo anche se probabilmente non ne ha bisogno; puoi immaginarti che sotto la maschera stia un po’ arrossendo.

-Va bene così; mi hai salvato la vita, dopotutto. Hai qualche domanda sui mutanti da farmi, vero?

-A dire la verità, sì. Solo non vorrei offenderti o cose del genere.

-Non mi vergogno di quello che sono, Uomo Ragno, e c’è già troppa disinformazione sui mutanti in ogni epoca. Chiedi pure.

-Eri un’adolescente quando hai sviluppato i poteri, vero?

-Sì, avevo quindici anni.

-E se qualcuno ti avesse detto che eri una mutante quando avevi pochi anni?

Ora è il tuo turno di sbiancare sotto il passamontagna. Perché questa domanda? Tuo padre sapeva forse fin dall’inizio che avresti ereditato i suoi poteri!? Ricordi quanto ti sei infuriata perché ti aveva tenuto nascosto per anni di essere l’Uomo Ragno! Ti aveva forse tenuto altri segreti!?

-Non... non lo so. Credo che i miei genitori avrebbero voluto saperlo, ma avrebbero comunque cercato di impedirmi di usarli quindi non sarebbe cambiato niente. Di sicuro avrei passato tutta la mia infanzia a chiedermi che poteri avrei avuto e come li avrei usati.

-I tuoi genitori sembrano delle persone a posto. Mi chiedo se conosco le loro controparti in questo universo.

-Forse non ancora. Ora che ne dici di muoverci a rintracciare l’Uomo Meteora?

-Nessun problema, gli ho piazzato addosso un ragno-segnalatore.

-Come... quando? Non hai avuto il tempo per...

-Segreti del mestiere, ragazzina, segreti del mestiere – risponde tuo padre, tessendo una ragnatela e gettandosi nel vuoto.

Dopo tutto questo tempo, ancora non sai se abbracciarlo o lanciargli addosso una macchina quando fa così.

 

Il bar qualunque di prima

Ti chiedi se ti abituerai mai alla vista di un disastro simile. Tuo padre sembra prenderla molto bene, ma il fatto che ci scherzi sopra ti fa pensare che forse tutto sommato anche lui ne è colpito.

Atterrate entrambi sul tetto dell’ambulanza, ma è tuo padre a chiedere:

-Che succede, doc? A qualcuno non piaceva il servizio?

-Uno scontro tra super, sembra. La scientifica è dentro a recuperare le prove, se ti interessa – risponde il paramedico.

-Ci sono stati molti feriti?

-Poteva andare molto peggio. Quasi tutti i clienti sono scappati in tempo, ma il tizio in costume è messo male... ustioni di terzo grado come minimo.

-Come se l’avesse colpito un fulmine?

-Qualcosa del genere. Come fai a… - inizi a chiedere, ma tuo padre è già a dieci metri d’altezza a tessere ragnatele. Il paramedico rivolge lo sguardo verso di te, ma tu non puoi fare altro che alzare le spalle.

-Lo fa spesso – rispondi, sbrigandoti a saltare via per poterlo raggiungere.

Non è facile, perché ora non si sta più trattenendo ed ha decisamente una destinazione in mente.

-Aspetta, dove stai andando!?

-E’ stato Electro. Non hai sentito l’odore di ozono nell’area? Deve aver rubato quella pietra che hai perso.

-Il Tallus.

-Quando ce l’aveva l’Uomo Meteora ha dato una bella batosta a tutti e due, e di solito lo batterei bendato con le mani dietro la schiena quando ho il raffreddore. Electro è un’altra storia... se ha il Tallus, potrebbe usarlo per diventare immensamente potente.

-Quindi ora cosa facciamo?

-Perlustriamo la città in attesa che combini qualcosa. Conosco Electro, dopo un botto del genere non riuscirà a tenere un basso profilo.

-E quando lo troviamo? Lo hai detto tu, sarà molto più difficile che con l’Uomo Meteora. Forse dovresti studiare i frammenti del Tallus che ho ancora con me.

-Mi hai preso per Reed Richards? Non mi intendo di macchine del tempo.

-Ma sei un biochimico, no? Potresti capire come fa il Tallus ad aumentare i poteri. Sempre che Electro ce l’abbia ancora.

-Scherzi? Dovrebbe essere l’uomo più stupido del mondo per cercare di sbarazzarsene!

 

Negozio del Riparatore

-Quanto mi dai per questo?

Il vecchio criminale alza lo sguardo dal microprocessore che sta modificando, osservando la pietra luminosa che Electro gli sta mostrando.

-Cinque dollari.

-Cinque... stai scherzando!? – sbraita Electro, gli occhi carichi di elettricità. I sistemi difensivi notano l’aumento del suo livello di energia, e due puntatori laser si posizionano immediatamente sulla sua fronte.

-Ehm. Quello che volevo dire, Riparatore, è che vale molto di più.

-Ma non mi dire. Che cos’è?

-Ah... non lo so.

-Quindi per me è solo un fermacarte. Ti do cinque dollari solo perché mi piace il colore.

Le torrette difensive ruotano, puntando i propri laser verso il Riparatore. Dato che sottili scariche elettriche ne percorrono la superficie metallica, è abbastanza chiaro chi le stia comandando.

Electro sorride, ed il Riparatore lo fissa negli occhi.

-Diecimila dollari.

-Facciamo così. Tu costruiscimi qualcosa che impedisca all’Uomo Ragno di strapparmi questo bel gioiellino, ed il tuo negozio non si trasformerà in una pila di macerie fumanti. Che te ne pare?

-Mi pare che, se io mi rifiutassi, nessuno farebbe il mio lavoro e tu perderesti contro l’Uomo Ragno.

-O meglio ancora, mi farò costruire una cosa del genere da qualcun altro. E dopo aver ucciso l’Uomo Ragno, farò un bel po’ di pubblicità ai tuoi concorrenti.

-Non c’è bisogno di essere scortesi, mister Dillon.

 

Queens, Casa Parker

Entri di soppiatto dalla finestra, che sai non essere stata chiusa dall’interno visto che serve a tuo padre per rientrare. Saresti stata curiosa di seguirlo in laboratorio, ma stai già correndo troppi rischi e non vuoi altre occasioni per cambiare la storia.

Hai recuperato quel che resta del tuo costume e dei lanciaragnatele dall’appartamento di zio Phil, lasciandogli un biglietto di scuse; sai comunque che si preoccuperà a morte per te, anche se non sa chi sei.

Aggirarti per le stanze è una sensazione incredibilmente strana. Sei cresciuta qui, eppure questa non è veramente ancora casa tua. Ci sono piccoli e grandi dettagli ovunque a fartelo capire; un armadio che è sempre stato lì, di fianco ad una lampada che non hai mai visto.

La tua stanza è un’iniezione di nostalgia direttamente in vena. Giocattoli che non ricordavi nemmeno di aver posseduto ti riempiono di ricordi ed improvvisamente la tua vera casa nel presente ti manca ancora di più.

Devi però concentrati sul motivo per cui ti sei recata qui: se questo Electro è pericoloso anche solo quanto sua figlia Aftershock, dovrai essere al tuo meglio durante lo scontro. E questo significa che hai bisogno di lanciaragnatele funzionanti e soprattutto di fluido per ragnatele.

Peccato che non siano nello stesso posto dove li tiene tuo padre nel presente. Pensa, Mayday, pensa. Dove può tenere tuo padre l’attrezzatura di riserva?

Non può essere troppo evidente o qualcuno potrebbe smascherarlo. Non può nemmeno essere difficile da recuperare al volo, però. E’ questa la differenza tra tuo padre e l’Uomo Ragno del presente... tuo padre si mette raramente in costume, non ha bisogno di uscire nel cuore della notte per... ecco!

Devono essere in camera da letto, per essere recuperati alla svelta nel caso qualcuno lo attacchi la notte. Sotto il letto? No, troppo facile da trovare, specialmente se si ha una figlia di pochi anni.

Apri il cassetto del comodino e la tua faccia diventa più rossa del costume. Ignori con ogni fibra del tuo essere la confezione di profilattici che hai visto e noti invece che qualcosa non torna nelle dimensioni del cassetto. Premendo il fondo del cassetto, infatti, riesci a rimuovere il falso fondo e a recuperare un paio di lanciaragnatele, con tutti i caricatori pieni. Mai sottovalutare la paranoia di tuo padre!

C’è un’altra cosa nel compartimento segreto... una maschera. Ti togli il passamontagna e la osservi, tenendola in mano. Nel profondo hai sempre avuto il timore che tuo padre amasse più questa maschera di te. Eppure tiene in un cassetto gli strumenti per proteggere te e tua madre, anche se è un rischio per il suo segreto.

E a proposito di rischi, qualcuno sta aprendo la porta di casa proprio quando sei uscita dalla stanza e sei in corridoio.

Il senso di ragno non pizzica, ma non c’è abbastanza tempo né per pensarci né per raggiungere la finestra. Salti sul soffitto un istante prima che la porta si apra.

Il tuo cuore sobbalza quando riconosci chi entra. Una è tua madre, giovane e bellissima come l’hai vista solo in fotografia... e l’altra sei tu.

Tua madre è troppo impegnata con le chiavi di casa per fare caso a te, ed hai a malapena un secondo per svignartela. Un secondo che sarebbe sufficiente, se una bambina di tre anni non indicasse il soffitto e dicesse:

-Spider-Girl!

Tua madre alza gli occhi. Per fortuna hai indossato la maschera di tuo padre, così non corri il rischio che ti riconosca. Ma ha comunque trovato appesa al soffitto una ragazza con la maschera di suo marito.

-Se hai cambiato sesso per colpa di un meteorite radioattivo giuro che chiedo il divorzio.

 

Mary Jane Watson-Parker stringe a sé la figlia, ma a parte questo gesto protettivo non sembra per nulla preoccupata. Tu sei senza parole, un dettaglio che i tuoi genitori troverebbero senz’altro esilarante.

-Ascolta, se sei qui per cercare di rapirmi, sappi che ci hanno provato in tanti e sono finiti all’ospedale. Ho anche steso da sola il Camaleonte, una volta.

-Io non... non voglio farle del male – rispondi, facendo onestamente del tuo meglio per camuffare la tua voce. Lo sai che è assurdo, è quasi impossibile che lei ti riconosca, ma da tuo padre non hai ereditato solo i poteri.

-Allora ti dispiace scendere dal soffitto? Non mi va di pulire altre impronte.

-Mi scusi. Mi chiamo Spiderette e provengo dall’universo MUSA – rispondi riciclando la storia di copertura, pregando che funzioni una volta in più.

-Fammi indovinare. Eri nei Vendicatori con il loro Uomo Ragno e ti ha rivelato la sua identità segreta.

-Ah... sì, signora. So che suo marito è l’Uomo Ragno, ma il suo segreto è al sicuro con me.

-Sapessi quante volte l’ho sentito dire. Ha qualcosa a che fare con il fatto che l’Uomo Ragno sta combattendo Electro alla quattordicesima strada?

-Cosa!? Devo fermarlo prima che ottenga anche gli altri frammenti del Tallus! Mi spiace, signora Parker, ma devo proprio…

-Andare a salvare la città, certo.

-Piacere di averti conosciuta – ti sbrighi a rispondere, strisciando verso la finestra.

-Voglio andare anch’io! – si lamenta la tua versione di tre anni.

Sotto la maschera, sorridi mentre apri la finestra.

-Forse quando sarai più grande, tigretta.

 

Mary Jane osserva la ragazza saltare fuori, lanciare una ragnatela verso uno degli alberi del viale e scomparire rapidamente. Sua figlia le tira la gonna, reclamando la sua attenzione.

-Mamma? Chi era quella signora?

-Non lo so, tesoro. Non lo so...

Dovrebbe essere preoccupata per l’ennesima persona che conosce il segreto, o infuriata perché ha invaso la privacy della sua famiglia. Eppure, per qualche strana ragione che non sa spiegarsi, l’unica cosa che riesce a fare è sperare che la ragazza sappia cosa sta facendo.

 

Manhattan, 14th Street

La ragnatela che ricopre Electro si scioglie grazie al calore generato dalle sue scariche, e l’Uomo Ragno la lascia andare giusto in tempo per non essere fulminato.

Deve muoversi con estrema rapidità per evitare le scariche elettriche, ma naturalmente riesce a farlo senza stare zitto un secondo.

-Andiamo Max, possibile che dobbiamo rifare questa danza ogni anno? Te l’ho già detto che io sono più il tipo da lento, sei tu che sei fissato con questa roba! Capisco che tu voglia fare colpo, ma seriamente, con un costume come quello non hai molte speranze!

-Se non l’hai notato, ho fatto delle migliorie al mio costume – risponde Electro picchiettando il dito sulla piastra metallica sul suo petto, che naturalmente contiene il frammento del Tallus.

I suoi occhi si illuminano di energia elettrica, ed una scarica incredibilmente dolorosa percorre il corpo dell’Uomo Ragno. Non ha nemmeno dovuto toccarlo per farlo.

Si avvicina, ricoperto di fulmini su tutto il corpo, pestandolo con forza sul petto ed aumentando il voltaggio.

-E’ quasi troppo facile. Immagino che dovrei salutarti come una nemesi degna di nota, ma la verità è che voglio veramente ammazzarti come un cane.

In tutta risposta, Electro si ritrova con un calcio in bocca ed è costretto ad indietreggiare. Una ragazza in spandex con la maschera dell’Uomo Ragno atterra dopo il rimbalzo.

-Spiacente, lampadina. Noi della Protezione Animali prendiamo molto sul serio il nostro lavoro.

-Ma quanti siete!? – si lamenta Electro, rilasciando una scarica di energia sufficiente ad ucciderli entrambi; non è molto utile, però, perché la ragazza si carica in spalla l’Uomo Ragno e salta via in un batter d’occhio.

Anche sbilanciata dal suo peso, la ragazza riesce comunque ad evitare tutte le scariche di Electro; in una bizzarra inversione di ruoli, è lui a non stare mai zitto.

-Uomo Ragno, Ragno Rosso, Ragno Nero, Donna Ragno, Vedova Nera, ora questa! Ma non ce n’è abbastanza!?

-Posso vestirmi da pipistrello mentre ti prendo a calci nel sedere se ti fa sentire meglio. Anzi, sai una cosa? Cancella quello che ho detto, non voglio sapere come vuoi che mi vesta quando ti picchio. Ci sono un bel po’ di pervertiti in giro.

-Pensi di farmi perdere le staffe continuando a parlare, ragazzina? Ho appena steso l’Uomo Ragno!

-Ma non sei ancora stato messo al tappeto da Spider – replica la ragazza, dando un pugno alla piastra di metallo…e sentendo il rumore di qualcosa che si rompe.

-…ette. Credo di essermi rotta il polso.

-C’è un motivo – risponde Electro, preparandosi a fulminarla. Durante il discorso non si è però resa conto che la ragazza non ha più con sé l’Uomo Ragno.

-Sai, la ragazza ha del talento, a differenza di te.

Electro si trova la bocca bloccata dalla ragnatela, e si prepara a fonderla. L’Uomo Ragno però non sta smettendo, anzi continua a ricoprirlo di ragnatela.

-Vediamo quanto riesci a trattenere il respiro lì dentro! Tutto bene, Spiderette?

-Guarisco in fretta. Sicuro che possa funzionare? Prima l’ha sciolta in poco tempo. Lascia che ti aiuti – si offre la ragazza, attivando i lanciaragnatele per aumentare lo strato di ragnatela che ricopre Electro. Lentamente, gli strati inferiori smettono di fondersi.

-Hey, quelli dove li hai presi?

-Ah…a casa tua. Immaginavo potessero servirci per la battaglia. Sei riuscito a capire come annullare il potere del Tallus?

-Scherzi? Questo idiota mi ha trovato prima che raggiungessi i laboratori. Ecco, tieni, preferisco che questi li tenga tu.

Mentre l’Uomo Ragno porge i frammenti del Tallus alla ragazza, il bozzolo di ragnatela inizia a surriscaldarsi.

-Ma porca... dove diavolo hai trovato quell’affare!?

-E’ una lunga storia. Ed è, ecco, per metà magico o qualcosa del genere. Credo.

Dal bozzolo di tela, ormai una massa fumante, fuoriesce un Electro quasi irriconoscibile per quanto è ricolmo di energia elettrica.

-Questa volta ci siamo, Uomo Ragno. Questa volta ti ammazzo.

-Prima di aver finito la raccolta completa? – chiede la ragazza, aprendo il palmo della mano per mostrare gli ultimi frammenti del Tallus.

-Hai ancora… altre pietre?

-Queste sono le ultime, Electro. Per favore, non uccidermi e sono tutte tue – offre la ragazza.

Electro ci pensa un attimo su. Sia lei che il Ragno indossano quella maledetta maschera che rende impossibile capire se si tratti di un bluff o meno.

-Se provi a fregarmi, giuro che ti fulmino.

-Niente trucchi. Vedi, non mi sto muovendo!

Electro si avvicina, pronto a fulminarla alla vista del primo muscolo che si muove. Lei è immobile: i frammenti aderiscono alla sua mano grazie al suo potere.

Lo stesso potere che le repelle rapidamente, scagliandole contro la fronte di Electro.

-Figlia di…

-Per favore, ci sono delle signore presenti – risponde l’Uomo Ragno, approfittando della distrazione per afferrare la piastra metallica e strapparla dal petto del nemico con un unico movimento. Poi, prima che Electro possa fare altro, lo colpisce con il gesto che una persona normale userebbe per scacciare una mosca fastidiosa.

Electro cade un metro più indietro e con un occhio nero.

-Come non detto, la signora ha preferito andarsene al fresco. Ottimo team-up per una principiante, Spiderette!

-Ah… grazie.

-Si può sapere come hai fatto o è un segreto del mestiere?

-E’ parte del mio potere. Non posso solo aderire agli oggetti, posso anche respingerli.

-Pratico. Ed io che cominciavo a sospettare che fossi mia figlia da un futuro alternativo!

Non hai mai dovuto combattere con così tanta forza l’impulso di rispondere ad una battuta di tuo padre.

 

Four Freedoms Plaza

Sei seduta nella sala d’attesa del quartier generale dei Fantastici Quattro, dove una segretaria robot ti ha gentilmente informata che il dottor Richards ti riceverà tra pochi minuti.

-Non c’era bisogno che tu mi accompagnassi, Uomo Ragno, davvero.

-Invece sì. Ti sei dimenticata di restituirmi i lancia-ragnatele.

-Mi spiace – inizi subito a scusarti; ormai sei così abituata a portarli che a volte nemmeno te ne accorgi.

Dopo che li hai restituiti all’Uomo Ragno, ti rendi conto che devi ancora rendere qualcosa. Forse è per questo che ti sta fissando.

-Sì, hai ragione, c’è ancora una cosa – realizzi, iniziando a toglierti la maschera.

-Fermati – risponde lui, prendendoti la mano quando la maschera è già all’altezza del naso – Ho capito che c’è un motivo se non mi hai detto la tua identità.

-Era così evidente?

-Per chiunque altro? Probabilmente no. Immagino che il mio corrispettivo dell’universo MUSA volesse tenersi i suoi segreti, forse per questo non mi ha parlato di te quando ci siamo conosciuti. Rispetto le sue decisioni.

-Grazie, Uomo Ragno. Significa molto per me.

-Non sei male come super-eroina. Un po’ alle prime armi, forse, ma sei più in gamba di quanto ero io alla tua età.

-Ho avuto un ottimo insegnante.

-Il Dottor Richards è pronto a riceverla, signorina – annuncia la segretaria.

-Beh, ci vediamo. Buona fortuna con il viaggio di ritorno – saluta l’Uomo Ragno, dirigendosi rapidamente verso la finestra per lanciarsi fuori.

-Tutto bene, signorina? – chiede una voce maschile.

Reed Richards è sulla porta. E’ molto più giovane di quello che conosci tu, principalmente come padre di Franklin.

-Dottor Richards, mi chiamo Spider-Girl. Provengo dal vostro futuro e vorrei che lei mi aiutasse a tornare a casa. Questi sono i frammenti che mi sono rimasti dalla macchina del tempo costruita da una versione futura di suo figlio. So che... eh... che può sembrare un po’ strano...

-Interessante. Sa dirmi quale versione futura di mio figlio? Ne ho incontrate diverse.

-Sarò lieta di rispondere a tutte le sue domande, dottor Richards.

-Chiamami Reed. Quando sarà tornata a casa, che cosa devo dire all’Uomo Ragno?

Rifletti per qualche secondo. Reed Richards è l’uomo più intelligente del mondo, è inutile usare la tua storia di copertura di provenire dall’universo MUSA. Ma conosci tuo padre e sai che passerebbe i prossimi tredici anni a preoccuparsi per te.

O meglio, a preoccuparsi di più.

-Gli dica che sono tornata a casa.

 

Xavier Institute for Higher Learning

Henry McCoy alias la Bestia è intento a leggere il giornale. Se pensate che sia sorpreso dal fatto che qualcuno bussa alla sua finestra, vuol dire che non avete idea del tipo di persone che frequenta.

-Se stai leggendo il Bugle cominciamo un classico scontro tra super-eroi, vero?

-Uomo Ragno, sempre bello rivederti. Prego, accomodati.

La Bestia apre la finestra dell’ufficio, lasciando che l’Uomo Ragno entri e che si sieda a gambe incrociate sul soffitto.

-Abbiamo delle sedie, sai.

-Con il costume sono scomode.

-Ah.

-Troppo attillato.

-Troppa informazione.

-Tutto bene alla Scuola?

-E’ ancora in piedi.

-E’ una novità che lo sia per così tanto tempo.

-Già. Se sei venuto per i risultati delle analisi, ho tutto qui – risponde la Bestia, recuperando un fascicolo dal cassetto ed appoggiandolo sulla scrivania.

Prima che possa aprirlo, una ragnatela copre il fascicolo. La Bestia sospira.

-Se non volevi che lo aprissi bastava dirlo. Ora non potrò appoggiare niente sulla scrivania per un’ora intera.

-Scusa.

-Devo dedurne che tu abbia cambiato idea? Perché potrei dirti subito se la persona a cui hai prelevato il sangue è o meno una mutante.

-Davvero? Wow. Non ne ero davvero sicuro; pensavo che le mutazioni non si potessero rilevare…ah…

-Prima dell’adolescenza?

-Come fai a...

-Uomo Ragno, dammi un po’ di credito. Mi hai chiesto di analizzare a fondo del DNA, credevi non mi sarei accorto che appartiene ad una bambina?

-Immagino che tu abbia fatto un’indagine accurata.

-L’analisi più accurata disponibile alla scienza terrestre. Ed anche un po’ di più, modestamente parlando.

-Dimmi solo una cosa, Hank. C’è qualche anomalia genetica che possa causarle dei problemi di salute, ora o quando sarà adulta?

-No, è perfettamente in salute da quanto posso capire. Crescerà senza alcun problema, e sospetto con un ottimo padre. Anche se un po’ chiacchierone.

-Allora non mi interessa sapere altro. Brucia quel fascicolo, Hank, e qualsiasi copia fisica o digitale.

-Questa è l’unica copia, come mi avevi chiesto. Uomo Ragno… se posso chiedertelo… perché non vuoi saperlo?

-Perché voglio che abbia una vita normale finché potrà. Dopodiché, se sarà una mutante…

L’Uomo Ragno scende a terra e rimbalza verso la finestra, dicendo solo un’ultima cosa prima di saltare via.

-…tutto sommato, che c’è di male a fare una vita stupefacente?

Detto questo, lascia cadere sulla scrivania un foglio di carta. E’ un disegno, evidentemente di qualcuno al di sotto dei sei anni. Rappresenta una ragazza con un costume molto simile a quello dell’Uomo Ragno ed una scritta in pastello.

“Spider-Girl”.

 

FINE

 

 

Note

Come si addice ad una storia con viaggio nel tempo, la collocazione in continuity è un po’ particolare: tra Uomo Ragno MIT #76 e…una storia di prossima pubblicazione in cui Mary Jane tornerà a New York (non possiamo essere più precisi perché non è ancora stata scritta!)